
Ciao,
Mi chiamo Martina Iovino, sono dottoressa in giurisprudenza, psicologa specializzata nell’ambito del benessere e dell’orientamento professionale, facilitatrice mindfulness, counselor professionista e docente per IES Abroad Rome dei corsi universitari Cross-cultural psychology e Child development: Italian best practices in pre-school education rivolti a studenti americani.
Nel mio percorso di vita ho avuto modo di partecipare a progetti internazionali, come quello nel ruolo di project manager e team leader di Educhange presso l’associazione no profit AIESEC: coordinare l’inserimento di studenti stranieri nelle scuole italiane mi ha permesso di entrare in contatto con realtà molto diverse dalla mia e di coltivare profondamente il rispetto delle differenze personali e culturali.
Lo so, è importante che io mi presenti attraverso titoli e competenze professionali per ragioni di etica e trasparenza, eppure, nel mio lavoro con le persone che collaborano con me e con i miei studenti, per me è importante essere ed esserci come Martina.
Il mio è un lavoro fatto di intimità e di vicinanza che nasce anche (e forse soprattutto) da una formazione personale: mi sento in linea con l’approccio umanistico-esistenziale perché non sono altro che una persona come te, che probabilmente ha avuto esperienze simili alle tue e che sceglie, di volta in volta, di fare squadra per accompagnarti con strumenti pratici e validati scientificamente, verso una vita serena e soddisfacente secondo le tue esigenze e attraverso scelte responsabili.
E non potrei che darti il benvenuto nella mia casa online prendendo in prestito le parole di una delle mie più grandi ispirazioni, Irvin Yalom, che forse più mi rispecchiano:
“Niente uniformi o costumi, niente sfilate di diplomi, lauree o premi. Nessuna pretesa di avere conoscenze che non possiedo, nessuna negazione del fatto che quei temi riguardano anche me, che il mio ruolo di terapeuta non sostituisce il mio essere o essere stata paziente. Nessun rifiuto a rispondere a qualche domanda personale, nessun tentativo di nascondere i miei dolori o le mie gioie, o di occultare quello che avverto nel momento in cui lo sto percependo. Nessun tentativo di sostituire con altro la componente umana e le mie vulnerabilità”.